La quantità crescente di informazioni preziose prodotte dalle aziende sta imponendo ai CIO l’adozione di nuove strategie, per raccoglierle e distribuirle, e di tecnologie big data per unificarle ed elaborarle.

Tale convergenza ha offerto un’opportunità unica di evoluzione e democratizzazione degli strumenti e delle attività di Business Intelligence. Se prima le informazioni erano sparse in silos, divise per applicativi o aree aziendali ed analizzate per settore, ora sono uniformate e correlabili tra loro, concedendo una nuova e più nitida visione d’insieme della propria realtà.

E’ una vera rivoluzione per il data-driven decision making (DDDM), per il quale i dati sono quel nuovo petrolio che, raffinato e trasformato in insight concreti, può suggerire decisioni di business efficaci e muovere l’azienda verso i propri scopi e obiettivi.

 

Visualizzare gli insight: velocità e audience

Il termine Data Visualization ha origine negli anni 60 e si riferisce alla rappresentazione delle informazioni in forma schematica mediante grafici, mappe, dashboard interattive ed altro, al fine di presentare statistiche e fatti.

Il cambio di passo imposto dai nuovi modi di fare BI ha dato ancora più importanza alla disciplina: laddove il fattore tempo è diventato fondamentale, la scelta dei metodi di visualizzazione delle informazioni che meglio esaltino trend e anomalie è diventata cruciale.

Ma per congiungere il lavoro esplorativo degli analisti a quello decisionale dei manager non basta tradurre i dati in grafici: a valle deve esserci una narrazione che sappia raccontare efficacemente e senza attriti le peculiarità del business trattato, tenendo in considerazione il mindset dell’audience che la dovrà ascoltare.

A queste nuove priorità infine si incrociano la moderna pervasività delle informazioni ed il crescente numero di canali di comunicazione. Così subentrano, accanto all’importanza di come visualizzare i dati e chi destinarli, anche il quando e dove raggiungerli.

 

 

Leggi tutto l’articolo qui.