Aziende operanti in settori completamente diversi stanno sempre di più investendo nell’Intelligenza Artificiale.

Se essere tra i primi Early Adopter dell’AI porta con sé numerosi vantaggi, bisogna però tenere in considerazione che per lo sviluppo di questa tecnologia è necessario avere input umani, ossia persone in grado di dare intelligenza alle macchine, aumentando la loro capacità di Machine Learning.

Questo dato si scontra con tutte quelle affermazioni pessimistiche secondo cui l’AI nel giro di pochi anni sostituirà le persone in numerose attività, togliendo posti di lavoro. In realtà, più le aziende investiranno nell’Intelligenza Artificiale, più dovranno farlo anche nel capitale umano.

Elaborare query di ricerca

Se si è riusciti ad arrivare all’attuale sviluppo tecnologico, impensabile fino a qualche anno  fa, è solo merito dell’uomo.

Usando i motori di ricerca, anche l’utente che non ha competenze informatiche contribuisce a migliorare l’Intelligenza Artificiale. Come è possibile? Grazie all’elaborazione di query, ovvero all’inserimento di parole chiave nella barra di ricerca e alla selezione di solo alcuni tra i risultati suggeriti.

Sono gli utenti che hanno permesso a Google di migliorare i suoi algoritmi al punto che oggi, rispetto a qualche anno fa, è possibile elaborare query sempre più complesse e articolate, usando un linguaggio che si avvicina molto a quello naturale.

La stessa evoluzione sta avvenendo anche con gli Assistenti Virtuali: più interagiamo con loro, più sono in grado di capire i nostri bisogni, comprendere il nostro modo di elaborare richieste e trovare la soluzione migliore.

È grazie al contributo umano, dunque, che con il tempo si stanno costruendo algoritmi sempre più intelligenti, in grado di gestire query complesse. É possibile inoltre migliorare l’Intelligenza Artificiale grazie al Machine Learning: se molte persone interagiranno con queste tecnologie, il loro processo di apprendimento sarà ancora più rapido.

Mettere ordine nei dati

L’intervento umano a supporto dell’AI consiste anche nel creare ordine all’interno della mole di dati accumulati.

È importante sin da subito decidere come organizzarli, in base al vantaggio che ci si aspetta di ottenere dall’Intelligenza Artificiale che, sempre di più, viene utilizzata dalle aziende per acquisire e organizzare i dati.

Questi devono essere memorizzati secondo una metodologia tale per cui sarà poi facile ottenere dei risultati: non è utile per un’azienda poter salvare una enorme quantità di dati, più velocemente di quanto potrebbe fare una persona, senza che poi vi si possa accedere con altrettanta velocità ed efficienza.

Questa organizzazione dei Big Data non sarebbe possibile senza un team di esperti in grado di guidare gli obiettivi dell’AI, studiando ad esempio nel caso dei motori di ricerca e degli assistenti virtuali anche il linguaggio e la psicologia umana.

Per questi motivi, per sfruttare al massimo le potenzialità dell’intelligenza artificiale è necessario avere poche chiavi di ricerca per i dati, aumentando l’accuratezza dei risultati, piuttosto che averne troppe e diminuire l’efficacia ed efficienza delle ricerche.

L’AI ha grandi potenzialità ed è proprio per questo sta trovando numeroso spazio nelle aziende ma è necessario che sia guidata dall’uomo. Se applicata da sola a grandi dati può perdere di efficacia non permettendo alle imprese di poter utilizzare a loro vantaggio l’analisi dei Big Data raccolti.

 

 

Sources: VentureBeat