L’AI non sta rubando i nostri posti di lavoro. A conferma anche l’analisi effettuata da Gartner: grazie a questa tecnologia, saranno ben 2.3 milioni i posti di lavoro creati. Sarebbe dunque più corretto domandarsi come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il lavoro.
Si stima che a livello globale ben 375 milioni di persone entro il 2030 cambieranno professione e avranno bisogno di acquisire nuove competenze. La forza della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale nel lavoro sembra dunque proprio essere quello di creare nuovi posti di lavoro e non solo. In futuro ci saranno impieghi che oggi ancora non esistono.
Nuove skill
L’impatto dell’AI sul lavoro si traduce nella necessità di avere nuove skill.
Se da una parte le macchine saranno in grado di replicare le abilità tecniche di un essere umano, in molti casi con maggiore efficacia ed efficienza, dall’altra non saranno in grado di acquisire skill tipicamente umani.
Grazie all’AI e al machine learning una macchina può imparare a prendere decisioni logiche in base ai dati che gli sono forniti. Quello che però non è in grado di fare è uscire dagli schemi, avere un pensiero creativo e laterale. Una caratteristica che è tipicamente umana. La capacità di pensiero creativo, anche nell’ottica del design thinking, diventerà dunque sempre più importante. Sarà una caratteristica sempre più apprezzata nei lavoratori.
La tecnologia come alleata
Smettere di vedere la tecnologia come antagonista e iniziare a pensarla come alleata. È questo il primo passo per comprendere come l’Intelligenza Artificiale sta modificando il mondo del lavoro e non avere paura di questo cambiamento.
Dal momento che le persone non saranno mai in grado di eguagliare la tecnologia in termini di rapidità, efficienza e precisione, è necessario sfruttare al massimo le potenzialità derivanti dalle macchine.
Un esempio è l’AI applicata in ambito medico grazie alla quale si possono avere referti più accurati ma in cui è fondamentale sempre la capacità del medico di inserire l’esito di un esame all’interno del quadro medico di un paziente.
La valorizzazione del lavoro
Un altro elemento da considerare è che grazie all’Intelligenza Artificiale il lavoro sarà meno ripetitivo.
Compiti di routine, a basso valore aggiunto, saranno gestiti dalle macchine. La conseguenza è che le persone potranno dedicarsi a attività in grado di dare maggiori soddisfazioni.
Nel caso ad esempio della Customer Care, invece che rispondere a telefonate o messaggi che un’Interfaccia Conversazionale può gestire senza alcun problema, l’operatore è in grado di concentrarsi meglio su problemi che la tecnologia non è in grado di controllare.
L’operatore viene così sgravato dal dover ripetere o scrivere sempre le stesse cose e può usare le sue capacità per risolvere e gestire situazioni problematiche più complesse.
Quanto visto ci permette dunque di affermare che l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il lavoro e allo stesso tempo i lavoratori.
Con il passare degli anni ciò che avrà sempre più importanza non saranno esclusivamente le hard skill, ovvero le competenze tecniche. Ad acquisire maggior peso nella scelta di un candidato saranno le sue soft skill. Una macchina infatti non è in grado di apprendere queste competenze trasversali.
Per i lavoratori questo significa la necessità di un reskilling per mantenere le proprie competenze al passo con le nuove esigenze lavorative. Allo stesso tempo, anche le Aziende consapevoli di come l’AI sta cambiando il lavoro dovrebbero prevedere programmi per far apprendere queste soft skill ai loro dipendenti.
Sources: BusinessLinkedin, 123RF